Simone Peccenati e la sua Bike Fever Family

Sostenitore della teoria per cui una vita non basta per sperimentare tutto quello che il pianeta ci mette a disposizione, la mia mente partorisce più idee di quelle che il mio tempo libero mi permette di realizzare. Sono appassionato di cicloviaggi in solitaria, con amici e con la famiglia.

Pratico scialpinismo, arrampicata e corsa in montagna senza eccellere in niente, ma divertendomi un mondo.

Innamorato di quel preciso attimo in cui scocca la scintilla di un sogno da realizzare, bramoso ogni volta di portarlo a termine, spostandomi da un punto A a un punto B senza l’ausilio di mezzi meccanici diversi dalle mie gambe e dalla mia bici…

Estasiato dalle emozioni che regala ogni viaggio itinerante.

Simone Peccenati
Gli autori di Impronte | Simone Peccenati | In Irlanda in famiglia

BikeFeverFamily

La nostra storia cicloturistica inizia nel 2001, quando Simone, poco più che ventenne viene coinvolto da un amico cicloviaggiatore più esperto nella traversata completa dei Pirenei: dal Mediterraneo all’Atlantico, andata e ritorno per 1400 km in 9 giorni. Esperienze come questa possono provocare solo due effetti: innamoramento folle oppure rifiuto irreversibile.

Per Simone inizia una grande passione in cui coinvolge la fidanzata Elisa. Il giro della Corsica nel 2003 è il nostro primo cicloviaggio insieme, a cui segue nel 2004 il percorso lungo la costa ovest dell’Irlanda, superando così anche la difficoltà di smontare ed imballare le bici per trasportarle in aereo. Da lì in avanti i nostri viaggi non potranno che essere su due ruote, alternando mete nazionali (giro del Gran Sasso, giro del Trentino Alto Adige) ad altre europee (Creta, Scozia, Norvegia, Islanda, Finlandia, Svezia, Isole Faroe) o extraeuropee (Vietnam, Patagonia e Terra del Fuoco).

Nel frattempo diventiamo genitori di due bambine, Rachele e Celeste. Interrompere i cicloviaggi è impensabile, ci viene più naturale adattarli alla famiglia che sta crescendo. Anche i nostri amici sembrano di quest’idea quando, per la nascita di Rachele, ci regalano un carrellino porta bimbi.

Il primo cicloviaggio quando Rachele ha un anno è in Olanda, paese talmente bike friendly da convincerci che la bicicletta sia il mezzo più naturale e comodo per viaggiare con i bambini. Quindi continuiamo con la Danimarca e l’Engadina e, presi da un desiderio sempre più intenso, mentre aspettiamo Celeste, compiamo il giro del lago di Costanza, tra Germania Austria e Svizzera.

Arriva Celeste: per fortuna il carretto è un due-posti. Le esperienze positive fatte finora ci fanno azzardare una traversata coast-to-coast in Inghilterra quando la più piccola ha sei mesi. L’esperimento riesce e così i cicloviaggi in Europa continuano: le Fiandre in Belgio, il giro del Luberon in Francia, il Galles, un itinerario tra Danimarca e Svezia, la Foresta Nera in Germania, la costa atlantica del Portogallo da Lisbona a Porto, la valle dell’Inn in Austria, la Romantic Strasse in Germania, l’Irlanda del Nord, le isole Aland in Finlandia, il Friuli (anno del Covid), la Catalogna in Spagna e l’Argolide in Grecia.

Le bambine crescono ed il nostro modo di viaggiare in bici si modifica seguendo i loro traguardi: dal carrettino alla bici collegata a quella dei genitori, fino a oggi in cui pedalano entrambe autonomamente ed il loro carrellino si è trasformato in “cargo” per il trasporto delle tende, dei sacchi a pelo, dei materassini e di tutto il necessario. I chilometri percorribili in ogni tappa inevitabilmente diminuiscono un po’, ma non le emozioni.

Questo ci fa capire che abbiamo trovato un modo speciale di viaggiare con la famiglia, molto naturale e più semplice di quel che si possa pensare.

Simone Peccenati e la Bike Fever Family hanno scritto su Impronte – Storie a pedali numero 3/2022

Simone Peccenati

You can do that, so we can do that

Una famiglia in viaggio in Irlanda del Nord

Simone, Elisa, Rachele e Celeste viaggiano sempre insieme, in famiglia, tra mangiate improvvisate a bordo strada e spaziali strade irlandesi. In questo racconto eccezionale testimoniano la loro passione per il viaggio in bicicletta e ci narrano avventure e sventure insieme, testimoni di quanto entusiasmante sia condividere un viaggio con le persone che si amano.

A ritemprarci in questi primi giorni impegnativi è la calorosa ospitalità degli irlandesi: ci danno quasi l’impressione di essere lì da sempre in attesa di accoglierci, per poi finire sulle pagine del nostro diario la sera. Alcuni di loro ci restano particolarmente impressi. Come Fiona, che conduce un piccolo B&B nella sua fattoria di mucche da latte e oltre a prodigarsi per far sentire a casa i suoi ospiti, cerca anche di farli socializzare tra loro, riuscendo a creare delle estemporanee comunità. Poi c’è Jennifer, “piantata” dietro al bancone del suo pub, a sua volta “piantato” in mezzo al nulla lungo la statale; dopo averci servito una spremuta dissetante, decide di prepararsi il tè e sorseggiarlo chiacchierando insieme a noi. Gail, invece, affitta una piccola stanza in casa sua, alla periferia di un’anonima cittadina della contea di Antrim: vedendoci intenti a preparare cena come di consueto con la nostra attrezzatura da campeggio, ci apre la sua cucina come se fossimo davvero di casa.

Le chiavi sono sotto il vaso di fiori vicino alla porta. Nel frigo c’è del ragù per la pasta, servitevi. Il messaggio di Paul, che è ancora a lavorare, ci offre l’ultimo assaggio dell’autentica ospitalità irlandese. Ci confesserà che era solo un po’ nervoso per il giudizio che da italiani avremmo potuto esprimere sul suo ragù.
Salutandoci, l’indomani mattina, Paul ed Emma pronunciano le parole più belle che potessimo sentirci dire: «You can do that, so we can do that!». Entrambi amano la bicicletta, la natura e le esperienze all’aperto, ma non hanno mai immaginato di fare un viaggio itinerante in bici, soprattutto con i bambini. Dopo averci visto tornare sani, salvi e carichi di gioia, però, hanno deciso che proveranno, che si può fare.

Come sempre il viaggio si fa più semplice man mano che procediamo. Non necessariamente perché le condizioni ambientali migliorano, siamo noi che ci “adattiamo” all’ambiente che ci circonda e al suo clima in modo spontaneo, senza quasi accorgercene. Dopo qualche giorno di viaggio iniziamo a sentirlo famigliare, come parte di noi, delle nostre giornate e il nostro corpo reagisce naturalmente a ciò che ha intorno.
Le prime tappe ci portano alla scoperta della campagna irlandese, tra fattorie, campi verdissimi, pecore e cavalli. Le strade sono orlate da siepi naturali di biancospino e ginestre, che le riempiono di profumo, ma anche di spine. Iniziano, infatti, le forature, che ci costringono a varie soste, a volte in prati idilliaci baciati dal sole, altre in piazzole spazzate da un vento freddo.

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